Esplode la rabbia dei medici, gli
ospedalieri mettono in mora l’Azienda Sanitaria
Ad ogni solleciazione si sono trovati di fronte ad un muro di gomma. Ora la
loro rabbia (e indignazione) sarà esplicitata su carta bollata: i medici
ospedalieri infatti, hanno deciso di mettere in mora l’Azienda Sanitaria
(l’iniziativa è curata dall’Ugl). Reclamano qualcosa come 20 miliardi delle
vecchie lire. «La verità - spiegano i rappresentanti dei medici Ugl - è che
l’azienda non ha applicato gli ultimi due contratti (così, ad esempio, i medici
non hanno i ticket-pranzo mentre la copertura assicurativa, chi la vuole, se la
deve pagare da sé). Non solo: ma dal 1996 ad oggi i vari manager che si sono
succeduti non hanno mai previsto i fondi aziendali per i
medici (per gli incarichi dirigenziali), le
incentivazioni sono pagate al 50% e la reperibilità è calcolata al minimo».
Approssimativamente, ogni medico perde circa 400 euro al mese. Somma da
considerare, si badi bene, dal 1996 ad oggi. Ovvie le conseguenze: i medici
ospedalieri sono sempre più demotivati e cresce il numero di chi preferisce
trasferirsi. Il caso più eclatante è quello degli anestesisti. In due anni si
sono svolti tre concorsi, per 30 posti di lavoro. Nessuno si è mai presentato.
Il motivo? Prettamente economico: ogni ora di straordinario (progetto emergenza)
negli ospedali ciociari viene pagata 50 euro (lordi). A Viterbo, invece, 77
euro, a Rieti 75, a Civitacastellana 62. Insomma, nel Lazio gli anestesisti
ciociari sono quelli con lo stipendio più basso. «Mediamente - confidano -
prendiamo intorno agli 8 milioni delle vecchie lire al mese. Chi fa il massimo
degli straordinari arriva a 10. Ma, vista la carenza di anestesiti, ci sono
strutture private pronte a offrire stipendi da 20 milioni di vecchie lire al
mese». Non stanno certo meglio i chirurghi, infine, che, per un intervento
medio di 3 ore eseguito di notte, percepiscono poco più di 30 euro.
«Praticamente, il costo della benzina - dicono-. E gli interventi, di notte, non
sono rari».
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