Le aziende alla ricerca di figure che sul mercato non ci sono. E i
disoccupati continuano a fare la fila al collocamento
Sorpresa, ci sono 4.000 posti di lavoro
E gli industriali accusano: «Troppi corsi professionali sono inutili»
di STEFANO DE ANGELIS
L’ultimo paradosso della Ciociaria si chiama lavoro. Una recente indagine
commissionata dalla Camera di Commercio dimostra che i posti ci sono, ma
troppo spesso mancano le figure richieste.
E’ infatti di 4.164 unità il fabbisogno occupazionale delle industrie
private in provincia (oggi il pubblico praticamente non assume più). Ma
spessissimo gli imprenditori non trovano i profili che interessano.
Il settore dell´industria, in particolare quello manifatturiero, è quello
che richiede più personale: ben 2.268 unità pari al 54,53%. Un numero
considerevole delle assunzioni di cui si ha bisogno, ben 1.896 pari al
45,53%, riguarda il settore dei servizi. Le imprese, dunque, manifestano
un fabbisogno occupazionale di oltre 4 mila nuovi addetti e sono quelle
piccole (da 1 a 9 dipendenti) a esprimere maggiori esigenze. Le richieste
riguardano prevalentemente gli operai specializzati, ma anche conduttori
di impianti, operatori di macchinari fissi e mobili e operai di montaggio.
Entrando nei dettagli delle qualifiche, le imprese manifestano necessità
di conducenti di autocarri pesanti e di camion, di addetti all´edilizia in
genere e così via (vedi tabella a lato). E, inoltre, la gran parte degli
imprenditori, pari al 52%, è pronta a firmare un contratto di lavoro a
tempo indeterminato.
E allora perché c´è fame di lavoro? «Purtroppo - osserva il direttore dell´Unione
Industriale, Marcello Bertone - è in atto la crisi della formazione dei
lavoratori. In particolare c´è una forte carenza di operai specializzati
dovuta al fatto che la formazione, curata da enti specifici, oggi non
corrisponde a quella richiesta dalla aziende. Di conseguenza la domanda
dell´offerta non può essere soddisfatta. Il problema è dunque alla base,
ma è di natura complessa. Importante sarebbe destinare maggiori fondi alle
imprese che potrebbero gestire autonomamente la formazione in base ai loro
fabbisogni. C´è carenza di manodopera anche in quei settori che non
richiedono una particolare specializzazione - prosegue - e che sono
rifiutati da molti giovani. Essi, inoltre, sono sempre meno disposti a
lavorare anche nelle industrie, in particolare nel ramo manifatturiero, e
in pochi sono propensi a fare l´operaio o il muratore».
Sulla stessa linea è anche il presidente dell´Unione Industriale, Giuseppe
Zeppieri, che riconosce il fallimento della tipologia di formazione dei
lavoratori e sottolinea: «E´ un dato oggettivo che la formazione attuale
non è quella richiesta dalle aziende. L´unica via d´uscita è quella di una
veloce evoluzione». Critico è il segretaio della Cisl, Romano
Fratarcangeli che tuona: «Tra i maggiori responsabili del fallimento dei
corsi c´è anche la Camera di Commercio che si è affidata ad una società
che si occupa di formazione, senza però ottenere i risultati sperati».