Il sindacato denuncia: edilizia, commercio, aziende
tessili, ristorazione e imprese di pulizie i settori più a rischio
«Un lavoratore su tre è in nero»
Cisl: Ciociaria, record negativo. Gli industriali: fenomeno duro da
sconfiggere
di ANTONIO MARIOZZI
Un esercito di lavoratori "in nero" e, dunque, irregolari in provincia di
Frosinone. Ben il quaranta per cento (circa 35 mila unità) degli occupati,
a fronte di un dato nazionale che oscilla tra il 27 e il 30 per cento. Una
piaga che si allarga sempre di più e che dà un nuovo primato negativo alla
Ciociaria.
Sotto accusa sono, in particolare, l'edilizia, il commercio, le aziende
tessili, la ristorazione e le imprese di pulizia, settori che
contribuiscono in modo più consistente a rendere allarmante il fenomeno
del sommerso, che incide sull'economia provinciale per oltre un terzo del
Pil (il prodotto interno lordo). La denuncia arriva dal segretario
aggiunto della Cisl, Domenico Di Palma, secondo il quale la legge in
vigore sull'emersione «non ha prodotto ancora effetti positivi nel
Frusinate».
«Persiste - sostiene infatti Di Palma - una vera cultura del sommerso e
dell'illegalità basata, probabilmente, sulla sfiducia nei confronti delle
istituzioni e sulla convinzione che non esistono strumenti per emergere e
che, comunque, è sempre possibile farla franca. Le aziende interessate al
problema devono emergere dal sommerso- aggiunge Di Palma - perché, oltre a
garantirsi tranquillità rispettando le regole, sarebbe un atto di moralità
che certamente porterebbe un notevole contributo al risanamento sociale ed
economico della provincia. E' un fenomeno da aggredire».
Venerdì, intanto, scadono i termini per presentare i Piani individuali di
emersione (Pie) che, attraverso l'ufficio provinciale del lavoro, arrivano
al Cles, il comitato per il lavoro e l'emersione del sommerso. Ma nessuna
impresa del Frusinate ha ancora presentato il Pie. «A questo punto-
continua Di Palma- riteniamo indispensabile che il Governo protragga la
scadenza adeguandola alla necessità di mandare a regime i processi
contrattuali e gli strumenti che sono stati messi in opera. Eppure -
conclude il segretario aggiunto della Cisl - le pesanti sanzioni
amministrative dovrebbero fungere da deterrente spingendo le imprese a
sfruttare questa opportunità per regolarizzare il lavoro nero». La piaga
del sommerso, nel Frusinate come in altre realtà, produce, tra l'altro,
evasione fiscale, mancato versamento dei contributi previdenziali e un
rapporto di concorrenza sleale tra le imprese: tutti motivi che
penalizzano la crescita economica. «Il lavoro nero - dice il direttore
dell'Unione Industriali, Marcello Bertone- incide in modo negativo sul Pil
creando precariato vero. C'è bisogno di una rivoluzione culturale che
porti le aziende e i lavoratori ad adeguarsi alle norme. L'Unione
Industriali è impegnata in questa direzione come dimostra il recente
protocollo firmato nel settore tessile. Ma non è una sfida facile da
vincere». Anche la Uil è preoccupata. «Siamo ormai a livelli di guardia -
dichiara il sindacalista Luigi Canali - abbiamo un quadro sempre più a
rischio con bassi salari e pochi diritti per i lavoratori. E anche tanti
alberghi non sono esclusi da questo discorso».
|