Cronaca di Frosinone

Domenica 9 Marzo 2003
Cassino/De Posis
Mobbing: nuova condanna per la Asl

Era costretta a lavorare in un locale angusto, da sola. Lontana dai colleghi del suo reparto e a pochi metri dalla camera mortuaria. Per questo motivo la Corte d’Appello di Roma ha condannato la Asl di Frosinone per Mobbing.
Il caso scoppiò nel 2000 quando venne esaminata la situazione della caposala E.C. (47 anni) trasferita d'urgenza in un ufficio sistemato affianco ai cadaveri: senza scrivania, né telefono, in una stanza lunga poco più d'un metro e larga due dove non ci sono finestre. La porta accanto al suo posto di lavoro era quella dell'obitorio al servizio dell'ospedale Gemma de Posis di Cassino. Il direttore sanitario le aveva spiegato «serve una persona esperta per occuparsi del nuovo servizio sui farmaci antitumorali». Ma il servizio non è mai stato attivato e la signora è rimasta per mesi senza fare nulla in quello stanzino, a due passi dalle salme. Al suo vecchio posto in Direzione Sanitaria intanto veniva assegnato un altro infermiere. Alla fine ha denunciato tutto al giudice del Lavoro Massimo Lisi, che ha condannato la Asl per "mobbing" cioè la malattia che si sviluppa nei dipendenti umiliati e maltrattati sul posto di lavoro. Ma la Asl non si diede per vinta: si rifiutò di reintegrare la caposala nelle sue mansioni e presentò ricorso. Ieri la donna, difesa dall’avvocato Giorgio De Santis, ha ottenuto una seconda vittoria e sarà risarcita. Ora della vicenda potrebbe interessarsi la Corte dei Conti per il danno erariale dovuto alla condotta dei dirigenti dell’ospedale.