Sora/L’Asl non rimborsa le spese di trasporto da
sette mesi. Rc scrive a Stalteri
Dializzati lasciati senza rimborsi
di PAOLO CARNEVALE
Una sessantina di malati costretti a sottoporsi a
sedute trisettimanali di dialisi per tutta la loro vita. Ed anche, per
quanto possa sembrare incredibile, a pagarsi le spese di trasporto presso
l'ospedale. Almeno fino a quando la Asl non si deciderà a concedere loro
il rimborso spese, al quale avrebbero pure diritto. È quanto accade da
circa sette mesi a Sora, presso il SS. Trinità. L'ospedale ha un grosso
bacino d'utenza, circa 80.000 persone. Una sessantina dei quali, appunto,
costretti ad andare tre volte alla settimana a sottoporsi ai trattamenti
per la dialisi. Le spese per il trasporto sono a carico della Asl di
Frosinone. Che però da sette mesi non concede i sacrosanti rimborsi. Una
situazione che ha provocato parecchie proteste nei giorni scorsi. Fino a
causare due diverse interpellanze in consiglio regionale. La prima è
arrivata da parte del consigliere Udc Enzo Di Stefano; che ha parlato di
«increscioso ritardo», per superare il quale bisognerà «rimuovere in via
definitiva gli impedimenti burocratici che bloccano l'erogazione dei
rimborsi» ai malati già per conto loro «provati da uno stato di oggettiva
prostrazione fisica». Di Stefano ha anche ricordato come questo non sia un
caso isolato, ma solo l'ennesimo di «più o meno significativa gravità»;
ribadendo la necessità di aprire «un tavolo di confronto permanente» sui
problemi della sanità locale.
Sulla questione si è espresso anche il consigliere di Rc Romolo Rea. Che
ha scritto al Direttore generale dell'Asl di Frosinone Domenico Stalteri,
chiedendogli di «verificare i motivi di questi ritardi e le eventuali
responsabilità» di chi permette che i malati sopportino «disagi e
sacrifici». Il Direttore sanitario dell'ospedale di Sora, la dottoressa
Lucidi ha parlato di «disguidi burocratici dovuti al fatto che non si
possono ovviamente pagare i rimborsi subito ad ogni malato. È l'Asl che
provvede con una delibera comune dopo qualche tempo». Resta il fatto che i
malati devono sopportare questi disagi oramai da troppo tempo.