Bufera Asl: parla Canali, big della Cisl
«Il nuovo manager? La sanità va a picco, lasciamolo
lavorare»
di LUCIANO D’ARPINO
«Il nuovo commissario dell’Asl Carlo Mirabella? Una grande opportunità per
ricostruire un rapporto di fiducia con gli utenti ciociari. Mirabella è
preparato, proviene della dirigenza aziendale interna, è attaccato a
questa terra che conosce più di altri. Noi diciamo: lasciamolo lavorare e
poi lo giudicheremo sui fatti. Un’apertura di credito condizionata,
dunque». A scendere in campo per difendere il nuovo manager dell’Asl di
Frosinone dopo gli attacchi dei giorni passati, è addirittura il numero
uno regionale della Fps-Cisl, Luigi Canali. Mentre dunque infuria la lotta
nel centrodestra tra An e Forza Italia per il controllo della sanità in
provincia, prende posizione un big del sindacato, particolarmente
attaccato alla Ciociaria, essendo di Morolo.
Ma il deputato di Forza Italia Savo ha bocciato Mirabella e dice che serve
non un commissario ma un direttore generale non coinvolto nelle gestioni
precedenti. Cosa ne pensa?
«So anche che alcuni medici hanno presentato un ricorso sulla sua presunta
incompatabilità. Al contrario io dico che questo gioco al massacro deve
finire nell’interesse generale di tutti, così come l’ingerenza della
politica che non si confronta invece su una proposta riorganizzativa seria
della sanità ciociara».
I servizi sanitari provinciali peggiorano sempre più. Come invertire la
tendenza?
«Bisogna coinvolgere i cittadini nelle scelte e bisogna smetterla di
navigare a vista senza una visione complessiva. Innanzitutto occorrono
nuove relazioni sindacali per realizzare un progetto di rilancio
partecipato. In secondo luogo va spinto l’acceleratore sulla piena
aziendalizzazione e autonomia gestionale con l’implicita conseguenza che
chi sbaglia paga. Terzo: va recuperato il rapporto con i medici di base
che devono tornare ad essere il riferimento degli utenti una volta dimessi
dagli ospedali».
Ma come realizzare tutto ciò?
«Investendo in beni (il personale) con assunzioni e corsi di formazione e
servizi (macchinari e tecnologie). Poi bisogna razionalizzare il sistema
sanitario provinciale: sette ospedali non servono, ne bastano tre e gli
altri vanno riconvertiti in servizi adeguati. Vanno potenziati gli
ambulatori e aumentata l’assistenza domiciliare».