Cinque anni con un ferro nell’addome
La donna di Arpino era stata operata nel ’98. Ora chiede giustizia
di ANTONIO MARIOZZI
Lunedì scorso è finito il suo calvario con un intervento nell'ospedale di
Pontecorvo, dove i medici le hanno estratto l'indesiderato "oggetto" con
un intervento chirurgico in anestesia totale. Per cinque anni è andata
avanti con un ferro nell'addome. Dolori lancinanti, insopportabili per una
donna di Arpino, 46 anni, madre di tre figlie, che ora è tornata
finalmente a una nuova vita. A.G., cinque anni fa, aveva subito
un'operazione all'ospedale di Sora dove le era stata applicata una protesi
all'anca. Tutto era andato per il meglio, ma dopo qualche mese la donna
aveva iniziato ad accusare i primi dolori, diventati poi sempre più acuti
con il passare del tempo. A quel punto A.G. comincia a sottoporsi a una
serie di controlli in diversi studi e centri medici. Ma le e Tac e le
radiografie confermano solo il positivo esito dell'operazione all'anca
senza individuare il motivo dei suoi insopportabili dolori. La
famiglia,però,non si arrende e le prova tutte. Nell'ultimo tentativo,
nell'ennesima struttura sanitaria, arriva l'incredibile scoperta: l'esame
accerta una "situazione normale nella zona sottoposta ad intervento
chirurgico, con la presenza di corpo estraneo filiforme". Un ferro,lungo
circa dieci centimetri e con uno spessore di qualche millimetro, si
sarebbe staccato dalla protesi all'anca perforando la prima membrana della
vescica con possibili drammatiche conseguenze per la donna di Arpino.
Lunedì scorso i medici dell'ospedale di Pontecorvo hanno sottoposto la
donna a un nuovo intervento chirurgico, eliminando il ferro dall'addome e
mettendo così fine al suo lungo calvario. che per cinque anni, tra dolori
insopportabili e l'angoscia del marito e delle tre figlie, aveva fatto
temere il peggio. Ora i familiari di A.G. vogliono fare piena luce sulla
vicenda e sono decisi ad andare fino in fondo. Per questo hanno già
affidato all'avvocato Carlo Coratti il compito di assumere ogni iniziativa
legale per risalire alle eventuali responsabilità della struttura
ospedaliera nella quale la donna fu operata nel 1998. Una vicenda
incredibile, dunque, che rischia ora di finire in tribunale con una
richiesta di risarcimento danni.