UNA settimana di...
... «riflessione». Sette giorni di tempo per trovare
una soluzione all’attuazione dell’articolo 12 del contratto di lavoro
scaduto da due anni sulle progressioni economiche dei dipendenti dell’Asl
dopo che le prove sono state effettuate due mesi fa ma ancora senza alcuna
pubblicazione degli esiti.
Questa la proposta fatta ieri pomeriggio dal vertice aziendale (presenti
il direttore generale, Carlo Mirabella, e il direttore amministrativo,
Giovanni Terlizzo, assistiti dagli avvocati Salera e Ciamarra) ai
responsabili sindacali di Cgil-Cisl-Uil Della Rosa, Ricci e Matassa e
dell’Ugl Roccatani. La presenza dei legali ha meravigliato il segretario
generale della Fps-Cisl, Angelo Ricci, il quale ha detto poi di essere
«rimasto stupito malgrado tanti anni di militanza sindacale e ciò dimostra
che l’Azienda fa acqua da tutte le parti». Dunque ancora sette giorni di
tempo per uscire da una situazione che sta amareggiando oltre che agitando
ben 800 dipendenti dell’Asl che si vedono maltrattati dal momento che
tutte le Asl del Lazio hanno attuato il contratto e che reclamano, dopo
avere sostenuto le prove, il trattamento economico superiore della
rispettiva qualifica. In 200 si sono rivolti già ai legali visto che ai
150 che sono rappresentati dall’avv. Schiavi vanno aggiunti due gruppi di
50 che si avvalgono della difesa degli avvocati Di Girolamo e Tomasso.
Ieri i dirigenti dell’Asl hanno dato la parola agli avvocati che hanno
fatto presente alcune difficoltà. Però, anche grazie alle pressioni del
mondo politico e sindacale oltre che dei dipendenti interessati, filtra
all’esterno la sensazione che si stia ammorbidendo un po’ qualche
posizione che è stata nettamente contraria fin dall’inizio all’attuazione
dell’articolo contrattuale. Compete perciò al manager Mirabella superare
ogni resistenza interna al fine di evitare un contenzioso con il personale
senza precedenti rispetto a prove che si sono svolte nella medesima
maniera delle altre Asl. Perciò i dipendenti si chiedono e chiedono a
vertici aziendali, politici e sindacalisti: perché a noi no e agli altri
sì? Oltretutto, dopo tanto ritardo che ci ha danneggiato economicamente?
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