SORA/CONTAGIO DURANTE L’INTERVENTO
Epatite in corsia, dopo vent’anni ottiene la pensione
di PAOLO CARNEVALE
Termina bene, con l'arrivo di una sospiratissima pensione di invalidità,
dopo circa 20 anni, l'odissea di una signora di Sora, T.A., 60 anni
casalinga, ammalatasi di epatite in seguito ad una trasfusione effettuata
con sangue non ben controllato. Una donna che ha però dovuto battagliare a
lungo con il Ministero della Sanità per vedersi riconosciuta una pensione,
giustificata dal fatto che l'epatite le era stata causata da un atto di
negligenza. I fatti risalgono ai primi anni '80. La signora, in seguito ad
un incidente automobilistico, si ferisce ad una gamba, ed ha bisogno per
l'operazione di alcune trasfusioni. Anni dopo l'operazione inequivocabili
i sintomi dell'epatite. E, ottenuto il riconoscimento del nesso di
causalità con con l'operazione, la decisione di fare causa al Ministero.
C'è una legge, la 210 del 92 che lo permette: legge che chiarisce però che
bisogna fare domanda entro 3 anni dall'insorgenza della malattia. E qui
iniziano i problemi: perché, da una parte, il ministero sostiene che la
signora avrebbe tutti i diritti, ma avrebbe purtroppo fatto richiesta in
ritardo. Dall'altra, la signora, che sostiene di non aver capito subito
che la malattia era derivata da quella maledetta trasfusione.
La battaglia è durata fino al mese scorso, quando un decreto ministeriale
ha stabilito come il termine dei tre anni vada inteso a partire dal
momento in cui il soggetto in questione si accorge del rapporto
causa-effetto tra la trasfusione e la malattia. Insomma ragione piena alla
signora di Sora. Che ora può cominciare a percepire la sua sospirata
pensione.
«Si tratta di una sentenza - ha detto l'avvocato Cesare Gabriele che ha
seguito la signora di Sora durante tutto il suo itinerario giudiziario -
importante da almeno due diversi punti di vista. Anzitutto perché dà
ragione alla mia cliente, ristabilendo la verità dei fatti. Ma, direi
soprattutto, anche perché è un precedente importante che stabilisce una
linea di condotta. Che ora il ministero, nei molti casi come questo che si
sono purtroppo verificati nel corso degli anni, non potrà più ignorare».
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