Morti sul lavoro, maglia nera alla Ciociaria
La provincia, esclusa Roma, ha il primato degli “omicidi bianchi” nel
Lazio
di MASSIMO CECI
Alla provincia di Frosinone la maglia nera 2003 per il numero di morti nei
cantieri: senza considerare Roma e provincia (otto casi), è la Ciociaria a
primeggiare nel Lazio per il più alto numero di decessi. Quattro. Il
record aumenta se consideriamo anche il numero di operai, imprenditori e
agricoltori morti durante il lavoro, ma al di fuori della fabbrica: altri
due. In totale sei. Il 2002 si era fermato a quattro.
Provincia di Frosinone prima nel Lazio, dunque, e Lazio al quarto posto
tra le Regioni, dopo Veneto, Toscana e Lombardia. Intanto i sindacati
locali si muovono: "Dopo la Befana il nodo-sicurezza sul tavolo tra noi e
gli industriali (vedi altro servizio, ndr)».
Francesco, Raffaele, Pietro e Santino. Sono i nomi degli "omicidi bianchi"
(come li chiamano i sindacati) in terra ciociara. Il 28 marzo , verso le
10, nel cimitero di Ripi, Francesco Veneziano (56 anni), di Villa di
Briano (Caserta), cadde da un'impalcatura di cinque metri sulla quale
lavorava alla costruzione della seconda ala del camposanto. Morì sul colpo
battendo la testa al suolo.
Il 18 maggio Raffaele Lanfranco (57 anni) venne trovato agonizzante nel
parcheggio di piazza Green a Cassino. Morì in ospedale il 31 maggio.
Sembrava un pestaggio, si era anche pensato sulle prime ad un incidente
stradale, ma gli investigatori ben presto scelsero un'altra pista:
lavorava in nero in un cantiere clandestino aperto a Cassino da una ditta
di San Cipriano d'Aversa. Stessa sorte per Pietro Erario (57 anni), anche
lui di Casale di Principe (Caserta) come Raffaele, morto il 24 luglio
all'ospedale di Cassino. Un'ora prima lo avevano accompagnato due amici,
scomparsi subito dopo averlo affidato ai medici del pronto soccorso
giurando che si fosse accasciato al bar per un infarto. Alcuni lividi sul
torace indirizzarono gli investigatori verso l'ipotesi dell'incidente sul
lavoro: anche Pietro, infatti, secondo la polizia lavorava in nero in un
cantiere della città. Forse fu il caldo a soffocarlo.
Santino Manicuti chiude la lista. L'ultimo, il più giovane: solo 37 anni.
Il 30 agosto, alle prime luci del mattino, morì cadendo da una scala di
due metri in una scuola di Anagni e battendo la testa sul portone
d'ingresso. Gli investigatori ancora tengono coperte le carte: Santino
lavorava in nero? Qualcuno addirittura sospetta che sia stato pestato
fuori della scuola e che si sia rifugiato lì, dove stava imbiancando le
pareti dell'ingresso, per sfuggire agli aggressori: lui troppo robusto ma
troppo malridotto per essere caduto da soli due metri di altezza.
Al di fuori del cantiere, altri due decessi allungano la lista degli
incidenti sul lavoro con esito mortale. Dino Colella (33 anni), idraulico
di Ferentino, morì schiacciato dal suo muletto il 18 agosto. Stava
scavando il terreno di un'abitazione di Sgurgola per montare un allaccio
idrico, quando il suo escavatore si ribaltò. Il 15 luglio, invece,
Eleuterio Schietroma (78 anni), agricoltore di Supino, cadde e morì sul
colpo mentre tentava di salire il carrello posteriore del suo trattore.
Stava caricando il fieno insieme ai figli.
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