Cosa c’è nel futuro dell’ospedale cittadino?
Attacchi al direttore generale dell’Asl Mirabella. Il ruolo della
conferenza dei sindaci
di UMBERTO PAPPALARDO
PONTECORVO — La dura presa di posizione del
coordinamento provinciale della sanità circa il comportamento
«assolutista» del direttore generale dell’Asl Carlo Mirabella, non ha
provocato le giuste reazioni da parte dei rappresentati del popolo, i
quali non dovrebbero perdere alcun’occasione per difendere il buon
andamento del servizio sanitario pubblico.
Il sindacato di sinistra ha accusato il manager Mirabella di aver
prevaricato le sue competenze. «L’attuale proposta di atto aziendale – ha
sostenuto il coordinamento sindacale – contiene una commistione di
competenze: tanto è vero che nelle tabelle annesse sono individuate le
tipologie delle prestazioni, le articolazioni delle medesime e la loro
allocazione territoriale». Per riportare nell’alveo della certezza del
diritto («regole certe») il servizio sanitario, il coordinamento ha
preteso che si smettesse «l’espropriazione anche della conferenza locale
della sanità, cioè di sottrarre ai sindaci le prerogative attribuite dalla
legge». In effetti, «compete all’ente locale il necessario intervento per
indirizzare le scelte dell’Asl in relazione alle caratteristiche dello
specifico territorio, nonché per verificare le modalità di impiego delle
risorse». La Conferenza dei sindaci ha rigettato la «confusione dei
ruoli», presente nell’atto aziendale, ristabilendo la posizione centrale
degli enti locali nella programmazione sanitaria. Solo la conferenza dei
sindaci è titolare dei diritti e dei bisogni dei cittadini.
Il sindaco Riccardo Roscia, avendo fatto riecheggiare il proprio pensiero
nella riunione della conferenza sanitaria, ha ritenuto superfluo informare
i cittadini dei risultati raggiunti. Ma il vice presidente del circolo di
An Gino Trotto ha rivendicato il diritto di essere informato per difendere
l'integrità e le prerogative dell’ospedale. «La sanità è l'ultimo baluardo
– insiste Trotto – La nostra città ha toccato il fondo. Non possiamo
perdere anche l’ultimo treno».
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