Cronaca di Frosinone

Martedì 4 maggio 2004
La condizione della donna è ancora molto precaria

di LUCA SERGIO

FROSINONE — L’Ugl fa il punto sulla condizione della donna in provincia e conclude che c’è ancora molto da fare. Il coordinamento donne del sindacato (la segretaria provinciale Rosa Roccatani, Luciana Celani, Claudia Fiorella e Romina Scarsellone) chiede perciò «un occhio attento» da parte delle istituzioni e, intanto, accenna ai fatti positivi. «È con entusiasmo – afferma il coordinamento – che accogliamo l’invito della direzione generale della Asl a fornire i nominativi per la costituzione del comitato per le pari opportunità. È un grande passo in una Asl che sinora non ha mai fissato la sua attenzione sulla componente femminile del proprio contingente operativo. Una Asl che vede tra le sue fila solo dirigenti al maschile, che non si è mai soffermata a considerare le problematiche delle lavoratrici, una Asl in cui ancora accade, ed è recente e ripetitivo l’episodio, che le infermiere che operano nel Servizio di emergenza quando si allontanano dal lavoro per gravidanza, al rientro non vengono più accettate nel servizio. Ci si chiede: ma che fine fanno? Per fortuna non vengono licenziate ma vengono ritenute non più idonee a quel tipo di servizio e viene rimessa alla direzione generale l’assegnazione ad altra unità operativa». Ma si verificano anche dei licenziamenti, come nel recente caso di due lavoratrici di una casa di cura privata, le quali sono state mandate a casa dopo «aver avuto il riconoscimento limitato al sollevamento di pesi per 15 kg. anziché 20».
«È questa la condizione della donna? Che è lavoratrice, moglie, madre?», si chiede il coordinamento donne dell’Ugl ciociara, che manda a dire questo alle istituzioni: «Rivolgiamo un appello a tutti gli organi istituzionali affinché i casi citati vengano presi nella giusta considerazione e sia trovata soluzione dignitosa ed idonea perché non se ne verifichino altri simili». ll sindacato cita come segnale positivo l’istituzione di un asilo nel tribunale e coglie l’occasione per chiedere al sindaco del capoluogo e alla Asl un’analoga iniziativa. Per il motivo ben preciso che «Molte famiglie debbono includere nel proprio bilancio delle rette che non sono certamente basse e che perciò possono essere sostenute solo dalle classi sociali più elevate. Un asilo per ogni posto di lavoro? Lo auspichiamo vivamente».