I
sindacati accusano: "La sanità pubblica è allo sfascio. Necessario un cambio
di rotta!"
Asl, in piazza la rabbia dei
dipendenti
E il 30 novembre sciopero generale di otto ore
Degrado nell'assistenza sanitaria, blocco delle assunzioni, mancanza di
programmazione nella formazione del personale e gestione dello stesso. Sono
alcune delle presunte "mancanze" di una dirigenza aziendale fortemente
criticata prima nel corso dell'assemblea della Rsu e, in un secondo momento,
durante il sit-in di protesta organizzato di fronte la direzione generale.
La Asl è di nuovo sotto accusa! Il sindacato confederale parla di "livello
saturo" e di un necessario "cambio di rotta".
Nessuno viene risparmiato; sul banco degli imputati finiscono, uno per
volta, Cavallotti, Stalteri e Mirabella, alla guida della struttura di via
Fabi negli ultimi quattro anni; Saraceni e Verzaschi, assessori alla sanità
della giunta Storace e, per ultimi, i ciociari Antonio Abbate e Sandro
Foglietta, rispettivamente attuale ed ex presidente della commissione
regionale.
"Il sindacato confederale è l'ultima barriera contro il declino!". Davide
Della Rosa, segretario provinciale della Cgil Funzione Pubblica, punta il
dito contro una sanità che non funziona e registra una sensazione di
malessere che va oltre le corsie ospedaliere e gli ambulatori di via Armando
Fabi.
Nel comizio si parla di qualità della vita, che poi va di pari passo con una
sanità che accusa colpi da tutte le parti. Scontenti i cittadini, stanchi di
liste d'attesa e servizi che non sempre rispondono alle loro esigenze. Non
meno soddisfatti gli operatori, in attesa, tra le altre cose,
dell'applicazione definitiva dell'art. 10 del contratto nazionale e
dell'accordo, sottoscritto lo scorso 30 gennaio, per sanare il fenomeno del
mansionismo.
Ieri mattina, al corteo di protesta ed al successivo sit-in, in centinaia
hanno seguito i tre segretari provinciali della Funzione Pubblica: Davide
Della Rosa, Angelo Ricci e Alberto Matassa.
Megafono in mano per Giulio Rossi, della Rsu della Asl.
Parte da loro l'invito ad aderire allo sciopero generale del 30 novembre;
una protesta che a Frosinone sarà di otto ore - a differenza delle quattro
stabilite a livello nazionale - per sottolineare un disagio che, in
provincia, ha assunto livelli preoccupanti. E' una battaglia del sindacato.
Al centro della discussione finiscono gli interessi della categoria e di
tutti gli utenti e la questione, inevitabilmente, si sposta sul piano
politico. Scontato l'intervento delle forze del centrosinistra, pronte a
giocarsi la "carta" sanità in vista dell'appuntamento elettorale ma che, a
dire il vero, negli ultimi quattro anni non hanno risparmiato attacchi alla
giunta Storace.
C'era Romolo Rea, consigliere di Rifondazione comunista alla Pisana, e
c'erano rappresentanti dei Democratici di Sinistra e dei Comunisti Italiani,
oltre all'assessore provinciale Giorgi che però, per l'occasione, vestiva
l'abito di dipendente della Asl.
"Quello di cui parliamo - ha sottolineato il consigliere Rea - non è
soltanto la fotografia della nostra provincia, ma quella dell'intera
regione, dove si sta portando avanti uno smantellamento del servizio
sanitario pubblico".
Rea chiede ragione degli 8.500 ricoveri in più nelle strutture private e dei
7.5OO in meno in quelle pubbliche. Punta il dito sulle "passerelle" del
presidente della commissione regionale di turno e non esita a parlare di
"sfascio totale".
"Invito il direttore generale a dire quale delle strutture presenti in
provincia funzioni; - ha aggiunto Romolo Rea - in quale, cioè, non ci siano
delle sofferenze".
Nessuna ipotesi astratta; il consigliere regionale porta esempi concreti e
non nasconde ciò che, a suo dire, sarebbe il "giochetto" utile a trasferire
finanziamenti nelle strutture private a danno del servizio sanitario
pubblico.
"L'ultimo esempio? - sottolinea Rea ai presenti - Quello dell'ospedale di
Sora, dove da giugno è fermo un apparecchio per la fluorangiografia su cui
non si investono duemila euro per la sua riparazione.
Ed intanto i pazienti si rivolgono alle strutture private...". Infine un
attacco pesante, da campagna elettorale entrata già nel vivo.
"Mandiamo a casa questi signori! - conclude il consigliere di Rifondazione -
C'è chi non è disposto ad arrendersi a questo sciocco servilismo. I
dirigenti che abbiamo, e che sono al loro pesto perché di questa o quella
parrocchia, devono andare via una volta per tutte!".
Martedì 30 programmato lo sciopero generale. Sarà un banco di prova
importante in un momento in cui la tensione è già su un livello di guardia. |