La sanità privata in piazza
Sono 55 mila dipendenti tra
infermieri, tecnici, assistenti e medici
Sciopero per il mancato rinnovo del contratto che prevede un aumento di
109 eurodi SARINA
BIRAGHI
ROMA — Cliniche e ospedali
privati oggi chiusi per sciopero. A fermare per l’intera giornata, i circa
55mila dipendenti degli istituti aderenti all’Associazione italiana
ospedalità privata (Aiop) il mancato rinnovo del contratto, scaduto nel
2001, che prevede un aumento di 109 euro mensili. Lo sciopero, indetto dai
tre sindacati nazionali di categoria (Cgil Funzione Pubblica, Cisl Fps e
Uil Fpl), prevede iniziative in tutte le regioni, mentre a Roma si terrà
un sit in sotto la sede dell’Aiop, a partire dalle ore 9. I lavoratori
delle strutture aderenti all'Aiop, pur rappresentando la maggior parte dei
dipendenti del settore (100mila addetti in tutto), sono anche gli unici a
non aver rinnovato l'accordo. Il tavolo con l’Aiop, invece, è bloccato,
nonostante una preintesa firmata a settembre, che prevedeva la firma del
contratto entro il 20 ottobre. L’Associazione rappresenta 531 ospedali
privati, per un totale di 50.715 posti letto, pari al 20,4% del totale dei
248.180 posti letto, sia pubblici sia privati, disponibili sul territorio
nazionale, con la concentrazione più alta nel Centro Italia con 12.713
posti letto (24,1%), segue il Sud, con 18.920 posti letto (23,5%) e il
Nord con 19.082 (16,6%).
Il Consiglio dell’Associazione nell’ultima riunione del 3 dicembre, ha
rifiutato il via libera alla firma, chiamando in causa le regioni per la
mancanza di copertura finanziaria dei nuovi oneri. Il rischio della
mancata copertura era stato già sollevato in Conferenza delle Regioni
quando, sindacati e associazioni avevano sollecitato i vari assessori alla
sanità facendo presente che gli adeguamenti delle tariffe delle
convenzioni regionali avrebbero velocizzato la chiusura del contratto. In
risposta a questa sollecitazione, il coordinatore degli assessori
regionali della Sanità, il veneto Fabio Gava, ha inviato una nota ai suoi
colleghi chiedendogli di procedere in tempi rapidi agli adeguamenti delle
tariffe. Un invito accolto da quasi tutte le regioni. Nonostante questo,
l’Aiop ha rifiutato la firma del nuovo contratto a causa delle realtà dove
ancora non è garantita le coperture finanziaria. Dura la risposta dei
sindacati che martedì, in un messaggio al presidente della Conferenza
delle regioni, Enzo Ghigo, hanno chiesto «l’immediata verifica degli
accreditamenti di queste strutture e il ripristino di una situazione di
legalità a fronte di un’appropriazione indebita di risorse del fondo
sanitario nazionale, da parte di strutture accreditate che non rispettano
gli obblighi contrattuali nei confronti dei loro dipendenti».
«Entro la fine dell’anno si arriverà alla ratifica del contratto, così
come scritto nella preintesa e senza cambiare nulla - ha confermato il
presidente Aiop, Emmanuel Miraglia - Finora però non è stato possibile
perché il nostro Consiglio nazionale deve tenere conto di tutte le realtà
territoriali e non tutte le regioni hanno provveduto agli adeguamenti
economici. È solo un rinvio non certo il rifiuto a siglare il contratto».
Il settore, del resto, risente dei tagli alla spesa pubblica. «Fino a tre
anni fa - ricorda Miraglia - veniva destinato alle strutture private il 9%
del Fondo ospedaliero. Oggi solo l’8%, nonostante gli ospedali privati
abbiamo aumentato prestazioni, interventi e ricoveri».
I circa 55 mila dipendenti che si fermano oggi sono soprattutto infermieri
(18.164), seguiti da personale tecnico amministrativo (13.808), ausiliari
socio sanitari (10.328), tecnici di laboratorio o di radiologia (4.929),
medici (4.110) e da altro personale di assistenza (3.607).
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