Cronaca di Frosinone | |
|
|
Giovedì 1° settembre 2005 | |
Il manager Mirabella affiderà i lavori alle imprese Ccc–Gruppo
Zeppieri Costruzioni che si sono aggiudicate l’appalto di 60 milioni. La lunga attesa per vedere l’«Umberto I» in... pensione QUESTA mattina i dirigenti dell’Azienda sanitaria consegneranno in Via Fabi, nella cosiddetta «Città della salute», ai responsabili del consorzio di imprese CCC-Gruppo Zeppieri Costruzioni, che si è aggiudicato l’appalto di 60 milioni di euro, l’area per la realizzazione del nuovo ospedale del capoluogo. S’inizierà con i lavori di sbancamento. «Per l’apertura del cantiere – precisa il direttore generale dell’Asl, Carlo Mirabella – ci vorrà un po’ di tempo ancora considerate l’estensione dell’area e la complessità della struttura. Comunque ci siamo avviati verso la certa e, spero, rapida realizzazione di un’opera indispensabile alla sanità provinciale». Finalmente si compiono i primi passi per una struttura attesa da tanti anni che, ed era ora, manderà in... pensione il decrepito e perciò inospitale ospedale di Viale Mazzini, frutto dell’urbanistica anni ’50 e perciò non più idoneo ad una accoglienza degna di un paese civile. E pensare che il direttore generale del periodo 1997–2000, Nicola Pugliese, assicurò che la nuova struttura sarebbe stata disponibile nel 2003. Sono passati due anni e si è ancora appena all’inizio. Comunque si spera di avere a disposizione la nuova realizzazione nell’arco di due anni e mezzo dal momento che il contratto di appalto prevede la consegna a 900 giorni per cui dovrebbe essere aperta all’incirca nella prima metà del 2008. Sono almeno venti anni che si parla di abbandonare l’«Umberto I» e sicuramente 9 da quando si sono messi i primi punti fermi. Infatti nel 1996 l’Asl approvò il progetto e chiese al Comune la concessione per realizzare la nuova struttura e la sede del Distretto nella parte dell’area che confina con l’ex Via Mezzacorsa (oggi Via Fedele Calvosa). Numerosissimi e defatiganti sono stati i passaggi burocratici, a dimostrazione consolidata da tantissimi esempi che nel nostro beneamato Paese le opere pubbliche, per arrivare a concretizzazione, hanno bisogno di tempi biblici. E, spesso, con la conseguenza che non servono più allo scopo e si dimostrano sicuramente superati rispetto al progresso della tecnologia. Il caso scandalosamente più eclatante è rappresentato proprio dalle palazzine esistenti in Via Fabi adattate a fini sanitari dagli anni ’90 dove, quando l’Amministrazione provinciale finì di costruire l’ospedale psichiatrico, la famigerata legge Basaglia aveva decretato già da qualche tempo la chiusura dei manicomi. Lungo e tortuoso, come detto, il cammino burocratico per arrivare ad oggi: prima la ricerca dei finanziamenti statali e regionali, poi le diverse conferenze dei servizi, la predisposizione dei progetti preliminare ed esecutivo, le numerose modifiche chieste dal Nucleo di valutazione regionale (spesso cavillose), i vari passaggi in Consiglio comunale fino all’ultimo intoppo rappresentato dallo spostamento di parte di un bosco. S. di N. |