Cronaca locale

Mercoledì 15 novembre 2006

Azienda, di che?

di LUCA SERGIO

«UN’AZIENDA che chiude i suoi bilanci con dieci miliardi di debiti sarebbe stata già dichiarata fallita». Il dott. Antonio Iadicicco, avendo speso una vita come manager nel settore privato, ragiona in questi termini economicistici di fronte al colossale debito delle Aziende sanitarie della regione (tra cui la nostra che si trova per entità di deficit al sesto posto tra le 15 Asl ed Aziende ospedaliere). Un ragionamento che non fa una grinza. Ma l’Asl non è un’azienda privata che ha l’obbligo di portare i libri contabili in tribunale. «Ciò non è costituzionalmente possibile – precisa immediatamente – perché la tutela della salute è un diritto dell’individuo, previsto dalla nostra Costituzione, e un primario interesse della collettività. A fronte di tale sacrosanto principio, siamo di fronte ad una situazione sanitaria nel Lazio veramente esplosiva, i cui costi graveranno probabilmente anche sulle nuove e inconsapevoli generazioni. La rilevanza dei debiti non controllati e accumulati in oltre cinque anni (da destra si oppone che risalgono anche alla gestione Badaloni, ndr), non dovrà escludere per motivi di trasparenza gestionale e politica, la ricerca delle cause e delle responsabilità remote che hanno innescato e prodotto questa incredibile miscela di sfascio gestionale nella sanità del Lazio, utilizzando anche tutti gli strumenti amministrativi e di legge previsti in materia di responsabilità soggettive per le colpe "in eligendo" e "in vigilando", sia per le modalità di selezione e nomina dei manager e dei vertici e sia per i controlli di gestione aziendale che dovevano essere effettuati dal 1994 in avanti. La "pazienza dei pazienti" e dei cittadini contribuenti comincia a reclamare i propri diritti e non benevole concessioni». Cosa è mancato secondo il suo parere? «Le Aziende sanitarie avrebbero dovuto promuovere negli anni passati delle azioni opportune e, invece, non hanno avuto organi interni per il controllo trimestrale di gestione e per le periodiche verifiche ispettive, il cosiddetto "audit" interno, fatti salvi i superiori controlli, ma "a posteriori", della Corte dei Conti». In questa situazione di disordine amministrativo perché sono mancati i controlli, chi ci rimette (come al solito) sono i malati... «È ora di erogare servizi con efficienza e tempestività, a costi controllati per tentare di risolvere i problemi più impellenti, anche ogni giorno subentrano nuove priorità e nuove emergenze, anche finanziarie, che ai cittadini interesseranno direttamente a partire dal prossimo mese di gennaio, quando dovranno pagare la maggiorazione sull’addizionale Irpef regionale, ecc... Ma a fronte di cosa? Liste d’attesa, malasanità, mancanza di medicina preventiva, ricoveri in stanze con 8 pazienti e con tanti debiti da pagare». La medicina preventiva sta prevenendo ben poco... «In una "brochure" trovata in un laboratorio d’analisi, seguendo un protocollo consolidato a livello internazionale, viene proposta un’azione per le patologie tiroidee ed addominali. Recandosi dal medico di base, ci si sente rispondere, con cortese disagio, che in concreto non si può fare medicina preventiva. Le indicazioni regionali sono, infatti, quelle di ridurre le prescrizioni. Per una semplice ecografia addominale in alcuni Cup della provincia, ma non solo, ci vogliono sei mesi. Altro che diritto alla salute!».