Intervista al presidente della Regione: in arrivo
ticket, blocco delle assunzioni e mobilità del personale
«Sanità, la svolta o crolla tutto»
Marrazzo: possiamo risanare i conti, ma servono i sacrifici di ognuno
Insieme al Governo percorreremo anche la strada del taglio dei posti
letto: senza togliere
qualità e assistenza ma andando a colpire le sacche di inefficienza
La relazione di Kpmg ha certificato l’esattezza dei nostri calcoli sui
debiti del passato: quasi dieci miliardi. Risaneremo i conti, con
l’aiuto del Governo
di MARCO GIOVANNELLI e PIETRO ROCCHI
Sanità malata, malata gravemente. E Piero Marrazzo
(presidente della regione) presenta la sua ricetta: dai ticket sulle
medicine che saranno scaglionati per fasce e tipologia di farmaci, al
blocco delle assunzioni del personale sanitario e alla riduzione dello
stipendio dei consiglieri regionali. «I sacrifici dovranno essere per
tutti - dice Marrazzo - e serve la collaborazione di tutti altrimenti
crollerà il sistema». Su Roma capitale, infine, Marrazzo aggiunge: «La
città senza il Lazio, e viceversa, non possono esistere».
Una cura dura, durissima per la sanità del Lazio. «Dobbiamo cambiare,
tutti insieme, per non lasciare le cose come prima: la responsabilità
grava su tutti noi. Ora o mai più». Piero Marrazzo, presidente della
giunta regionale, sta mettendo a punto la terapia d’urto per un «malato
che ha la febbre alta». E così ecco le accelerazioni che vorrebbe
mettere in atto per ricostruire una rete sanitaria «intorno al
cittadino» con un forte incremento dell’assistenza domiciliare (sarà
l’obiettivo del prossimo anno). Ma inevitabilmente ecco anche un 2007
all’insegna dei sacrifici. Sacrifici pesanti, ma che non graveranno -
promette Marrazzo - solo sui cittadini chiamati a pagare il ticket sui
farmaci. Il proposito è quello di aggredire anche le “centrali di
produzione della spesa sanitaria”: con «il blocco del turn over e la
mobilità del personale per almeno sei mesi», con una stretta alle
«deroghe che consentono ai medici di lavorare oltre l’età pensionabile»
e con «l’accorpamento dei reparti non produttivi». Una sfida tanto
ambiziosa quanto impopolare ma necessaria: «O si cambia ora, o crolla
tutto», dice senza mezzi termini il presidente Marrazzo. Che parla come
chi è rimasto con il cerino in mano e adesso si trova a dover fare
l’ambasciatore delle cattive notizie. E sottolinea: «Ora o mai più».
Una partita determinante sarà giocata anche al tavolo con i ministeri
dell’Economia e la sanità sul taglio dei posti letto. Al Governo è stato
chiesto di considerare «la specificità romana, il “peso” dei policlinici
universitari e l’attrazione che offrono ai cittadini di fuori regione,
alla presenza turistica e dei grandi eventi che comunque gravano sulla
sanità romana». Su questo tema il pomo della discordia sono i 1.900
posti letto che forse non verranno tagliati se il Governo accetterà le
tesi della Regione. Poi c’è il capitolo tariffe: «Non ci sarà un taglio
orizzontale - sostiene Marrazzo - ma andremo a colpire quelle specialità
dove c’è troppa offerta. Un esempio? Se nel Lazio basta un certo numero
di tonsillectomie e se in questo settore l’offerta è troppa, abbasseremo
le tariffe. Solo così governeremo la domanda e l’offerta diminuendo
quest’ultima. Vogliamo lavorare sulla qualità e non sulla quantità,
riportando al centro della sanità il pubblico dopo una crescita enorme
della sanità privata. I risultati del pubblico dovranno tornare ad
essere proporzionali alla quantità degli investimenti».
Dal primo gennaio verrà introdotto il ticket sulle ricette, come
raccomanda la finanziaria del Governo, perché la spesa farmaceutica del
2005 e 2006 è stata superiore a quella ammessa. A quanto ammonterà il
ticket? Si è pentito di aver abolito quello da un euro adottato dalla
precedente giunta?
«Tra i dieci miliardi di euro e i 50 milioni incassati dal ticket non ci
sono paragoni. Quel ticket era solo un aggravio per i cittadini e andava
abolito. I cittadini che hanno avuto 400 milioni di euro in più di
medicine e centinaia di miglia di esami diagnostici risultati molto
spesso inutili, non stanno meglio in salute. Sul ticket del futuro il
Governo ci ha obbligato a ripianare 141 milioni di euro che equivalgono
al 40% dello sforamento nel 2005. E’ presto parlare di cifre perché
vorrei trovare un equilibrio tra la cifra e la tipologia di medicina
prescritta per non gravare su tutti i cittadini e tutti i farmaci».
La relazione della Kpmg consegnata lunedì al ministro per l’Economia,
Tommaso Padoa-Schioppa, invita la Regione a costituire una task force
per rivedere i conti della sanità. E’ d’accordo su questa richiesta? Ma
a quanto ammonta esattamente il deficit della sanità?
«L’advisor ha certificato l’esattezza dei nostri calcoli sul debito e ha
stabilito che i debiti verso i fornitori al 31 dicembre del 2005 sono di
9,734 miliardi dei quali 6,240 miliardi accertati. Ben venga la task
force regionale del debito che deve ancora emergere, sarà un lavoro
anagrafico per risalire a chi ha ancora le fatture per le quali non sono
stati richiesti pagamenti. Quel debito gira tra le società finanziarie e
costa di interessi il 10 per cento l’anno. La relazione contiene anche
critiche su certe operazioni finanziarie del passato e lo scempio dei 6
miliardi da pagare, secondo le previsioni della passata giunta, tra il
2005 e il 2010. Qualche volta vengo preso dall’angoscia di non farcela
ma poi torna la serenità: risaneremo i conti. Con l’aiuto del Governo».
Il ministro accorderà di spalmare il debito in 30 anni?
«E’ questa la strada che stiamo percorrendo. Chiederò anche di
rinegoziare, magari con un pool di banche e il controllo del Governo, il
debito. Ma anche una procedura di liquidazione del debito al di fuori
delle Asl. Insieme al Governo percorreremo anche la strada del taglio
dei posti letto che non toglierà qualità e assistenza ma andrà a colpire
le sacche di inefficienza».
I consiglieri regionali si dovrebbero diminuire lo stipendio del 10%
così come è avvenuto già un anno fa?
«Spero bene, spero che comprendano che i sacrifici li dobbiamo fare
tutti, a cominciare dalla politica e c’è bisogno di austerità».
Presidente Marrazzo, da venti mesi è alla guida della Regione Lazio:
qual è il provvedimento del quale è fiero?
«Sono fiero d’aver aiutato un uomo, ucciso prima di vedere coronato un
sogno. Mi riferisco a don Santoro che mi chiese aiuto per finanziare la
biblioteca per il Centro d’incontro tra le religioni. Il centro nascerà
nei prossimi mesi per far incontrare le grandi religioni del
Mediterraneo. Il futuro? Combatterò quell’intreccio malsano tra politica
e amministratori pubblici della sanità. Non sono un giustizialista, ma
certe situazioni vanno corrette».
Roma capitale. Se dalla cartina del Lazio venisse ritagliato il
territorio, gli elettori, la forza economica di un ipotetico distretto
di Roma capitale, cosa rimane al Lazio?
«Tutte le strade portano a Roma ma per arrivare nella capitale bisogna
passare attraverso il Lazio. E una città chiusa nel suo ambito non
gioverebbe a nessuno».
Lei è anche commissario straordinario del Governo per l’emergenza
rifiuti. Si costruiranno nel Lazio i gassificatori e i
termovalorizzatori?
«Io voglio parlare di impianti e di tencologie avanzate. Il Lazio ha la
possibilità di raggiungere una quota molto importante di raccolta
differenziata ma in attesa di raggiungere l’obiettivo devo chiudere il
ciclo dei rifiuti. I cittadini del Lazio non dovranno vivere quello che
è accaduto in Campania».
Badaloni, Storace, Marrazzo. Tre giornalisti alla guida della Regione.
Cosa invidia loro? Quali sono stati i loro meriti e le loro
responsabilità?
«A Badaloni invidio le risorse e le possibilità di manovra, che ora non
ci sono più. A Storace va il merito d’aver dato alla Regione il nuovo
Statuto anche se non sono d’accordo su alcune parti. E a Storace va dato
atto di non essersi barricato nel palazzo, ma di essere stato tra la
gente. Ma nella passata Giunta non c’è stato il necessario controllo:
quanto accaduto nelle Asl è eloquente».
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