Cronaca locale | |
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Martedì 9 gennaio 2007 | |
Nelle tabelle del piano di riorganizzazione
quante degenze spariranno Asl per Asl
DOVE saranno tagliati i posti letto? In quali ospedali? E quelli che resteranno saranno in numero sufficiente a smaltire le richieste di ricoveri che ci sono a Roma e nel Lazio? Oppure scoppierà l’emergenza reparti? A tutt'oggi sono domande da cento milioni di dollari. Facile da fare ma a cui è difficile rispondere. Il piano di risanamento del deficit sanitario (10 miliardi, euro più euro meno) elaborato dalla Regione non è definitivo, è una bozza, una delle tante che sono passate di mano in mano. L’ultimo testo, comunque, elenca i tagli dei posti letto, cifre senza sangue né anima: 200 nel 2006, 1.500 entro l'anno, altrettanti il prossimo e 1.947 nel 2009. Per arrivare in totale a ridurre in tre anni 5.147 posti ospedalieri, di cui 533 dedicati alla riabilitazione, e di un punto il rapporto posti letto su mille abitanti: da 5,5 a 4,5. Le tabelle (pubblicate in pagina) riassumono le cifre attuali e del 2007: i posti letto che ci sono e quanti ne dovrebbero restare dopo l’"amputazione" di 1.500 degenze. Il conteggio negli elenchi prende in considerazione i letti disponibili nelle Aziende sanitarie locali (Asl), sia romane sia laziali, conteggiando quanti ve ne sono nei singoli presidi che rientrano nel territorio di quella Asl (per esempio policlinici, Istituti di ricerca e cura, presidi privati, ospedali pubblici e case di cura). In seguito sul Tempo saranno pubblicate le tabelle dei tagli nelle singole Asl, ospedale per ospedale. Fin qui pare che tutto fili liscio. Ma non è completamente vero. Nella pratica non si sa quali saranno davvero gli effetti del colpo di scure su quello che viene definito il «territorio». La regione appare così ampia che se anche i servizi di assistenza sanitaria si tagliuzzano qua e là si ha la suggestione che nessuno dei residenti se ne accorgerà e nessuno si lamenterà di essere rimasto in piedi o sulla barella in corsia. Il paradosso invece è rimasto intero: la Regione (e il governo Prodi) dice che nel Lazio ci sono troppi posti letto, ma ancora si verificano casi in cui il paziente aspetta 14 ore in corsia prima di essere ricoverato, prima che il pronto soccorso che l’ha assistito trovi un posto in un ospedale di Roma o addirittura del Lazio. Un assurdo che il presidente della Regione Marrazzo ha detto di voler capire e tuttavia ancora non ha spiegato. La giunta regionale ha immaginato le cifre del risparmio e ha tratteggiato un mappa della sanità che dovrebbe essere. Ma non ha ancora messo la parola fine. Entro il 31 di questo mese deve essere presentato al governo il piano definitivo di rientro del deficit e per rispettare l’impegno la Regione deve prima sentire le proposte parti sociali. Finora tra i due ce ne sono stati tanti di incontri. Di cose ne sono state dette, da una parte e dall’altra. Eppure i colloqui si sono sempre conclusi con un arriverderci, con l’impegno delle parti di rivedersi perché la bozza del piano era incompleta e così non andava. In questa settima il calendario Regione-sindacati è fitto di impegni: ieri Cgil, Cisl e Uil hanno firmato l’accordo sui precari (di portata storica, hanno commentato), oggi loro e i medici di famiglia devono definire la propria posizione sul pagamento dei ticket sulle ricette. E altri nodi sono da sciogliere. Fab. Dic. |