Cronaca locale

Mercoledì 14 febbraio 2007
Confermata nessuna riduzione di posti-letto per acuti nei sette presidi del territorio

di LUCA SERGIO

L’ABBIAMO scampata bella. Del resto, decisioni contrarie sarebbero state del tutto immotivate considerato che in provincia i posti-letto sono andati via via diminuendo tanto che da qualche anno erano già al di sotto della soglia stabilita per legge (3,5 posti-letto per mille abitanti). In base a questa percentuale, i posti dovrebbero essere oltre 1.700. Nessun taglio dunque nei sette presìdi ospedalieri ancora funzionanti rispetto ai posti attivi nel 2006, che sono pertanto in totale 1.246, così suddivisi: presidio ospedaliero di Frosinone 325, Sora 252, Cassino 205, Alatri 154, Anagni 136, Pontecorvo 116 e Ceccano 58. La differenza di 183 posti-letto sul totale complessivo della dotazione provinciale (1.429) è data dalle quattro cliniche private convenzionate, tra le quali «Villa Serena» di Cassino resta immutata con 49 posti-letto, mentre le appena 5 riduzioni riguardano «S. Anna» di Cassino (da 59 a 58), «Villa Gioia» di Sora (da 40 a 39) e «S. Teresa» di Isola Liri (da 40 a 37). Poca cosa, se vogliamo. Perché i problemi della sanità provinciale sono ben altri: amministratori locali, partiti e politici non mostrano ancora di avere centrato le questioni di fondo per ottenere una migliore assistenza. Questioni che si chiamano riqualificazione degli standard, dislocazione razionale sul territorio (non è più concepibile l’ospedale sotto casa: gli utenti sono i primi a capirlo, tanto è vero che fanno anche molti km. se hanno fiducia in strutture e medici); eccellenze professionali ed accoglienza decente. Perciò da amministratori, partiti e politici si chiede finalmente chiarezza. Quando mai è stata riunita la conferenza locale dei sindaci per un dibattito approfondito e serio? Mai, è come se non esistesse. Anche dall’Asl si vorrebbe una maggiore chiarezza di intenti perché non è concepibile che si facciano annunci, dettati sicuramente da dati di fatto inoppugnabili, e poi si fa retromarcia. Insomma, in provincia c’è estremo e celere bisogno di una nuova razionalizzazione del sistema che, così com’è, non potrà mai funzionare. Lo dimostrano tanti fatti, a cominciare dalla cronica carenza di personale perché ci sono reparti pletorici che non riescono ad assicurare l’assistenza e sui quali non si è mai fatta una reale indagine sugli indici di occupazione dei posti-letto. Dai quali scaturisce la effettiva attività sanitaria. Gli stessi primari non si accorgono di avere a disposizione degli eserciti di... Francischiello? Paradossale e grave è poi la dislocazione del personale: è stata mai fatta una ricerca seria, per esempio, su quanti svolgono mansioni non proprie? Quanti sono? Mistero. Comunque sia, ieri l’Asl ha emesso un comunicato nel tentativo di tacitare le pregiudiziali polemiche subito insorte su alcuni accorpamenti (per tanti amministratori e politici non si dovrebbe muovere niente). È una strategia precisa questa dell’Asl sugli annunci? Forse sì e forse no: ma non sarebbe meglio aprire un dibattito serio nelle sedi deputate? Attendiamo prove di buonsenso e di responsabilità da parte di tutti. Dunque l’Asl ridimensiona la nuova strategia anticipata in un’intervista. «Nessun atto deliberativo – si sostiene tra l’altro – prevede la chiusura del reparto Ortopedia del presidio di Ceccano. Vero è che per Ceccano, e questo vale anche per altre realtà quali Anagni, Alatri, Ferentino etc.., è in piedi un attento ragionamento nell’ambito del necessario riassetto della rete provinciale. Sul nostro territorio il management aziendale è fortemente impegnato al conseguimento di questi obiettivi. L’Asl è una struttura non statica ma dinamica ed è normale che al proprio interno discuta e preveda iniziative di breve, medio e lungo termine. È bene tener presente che decisioni del genere prevedono passaggi istituzionali precisi con la Conferenza dei sindaci, le OO.SS. e con la Regione. Passaggi nell’ambito dei quali il vertice aziendale andrà alla ricerca delle necessarie intese e condivisioni con l’unico fine del miglioramento dei servizi in proporzione alle risorse disponibili». Ben detto! Che allora tutti si decidano a svolgere un ruolo coerente con questi obiettivi. Non è mai troppo tardi, ma bisogna fare presto per evitare che la sanità frusinate cada nel definitivo degrado. Che non è tanto lontano: lo dimostrano i 40 milioni di euro annui della mobilità passiva...